Sulla delibera del comune di Acqui "Un aiuto nel rispetto della dignità tricolore"

Date 2016/12/28 21:50:00 | Topic: Assistenza

Un gruppo di associazioni acquesi scrive all'Ancora per commentare la Delibera del Comune di Acqui "Un aiuto nel rispetto della dignità tricolore"
Con la Delibera di Giunta n. 263 del 24.11.2016 il Comune di Acqui ha approvato un piano di aiuti alimentari alle persone in stato di bisogno, che però è riservato a coloro che hanno la cittadinanza italiana da almeno 5 anni e sono residenti ad Acqui da almeno 10 anni.

Questo provvedimento ha dato occasione ad un ottimo articolo di critica pubblicato su L'Ancora del18 dicembre a firma Acqui Insieme (un gruppo di cui non sappiamo niente). Sul numero successivo poi un gruppo di associazioni di volontariato, tra cui noi del GVA ha approfondito l'argomento con ulteriori critiche.

Di seguito il testo dell'articolo apparso su L'Ancora del 25 dicembre e sottoscritto da AGESCI, AIDO, Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, GVA, Movimento per la Vita e PENSA.

Il testo della Delibera è reperibile sul sito del Comune di Acqui a partire dalla pagina Provvedimenti degli organi di indirizzo politico


Come associazioni di volontariato, esprimiamo il nostro pieno consenso al commento apparso sul numero del 18 dicembre, a proposito della recente delibera comunale (n. 263 del 24.11.2016) su “Un aiuto nel rispetto della dignità tricolore” che prevede l’erogazione di “borse alimentari” a persone in stato di bisogno solo se cittadini italiani da almeno 5 anni e residenti ad Acqui da almeno 10 anni. Si tratta di criteri che non si possono neppure definire razzisti in senso stretto, quanto piuttosto ispirati al più ristretto localismo, visto che non discriminano solo gli stranieri, ma gli stessi italiani non residenti ad Acqui da abbastanza tempo!

Oltre a meritare le critiche così ben formulate nella lettera citata, la delibera presenta evidenti profili di illegittimità perché un comune può certamente stabilire requisiti per accedere ad un servizio, ma questi requisiti non possono essere arbitrari, irrazionali, estranei alle finalità del servizio, altrimenti tanto varrebbe prevedere una selezione anche in base al numero di scarpe, al colore dei capelli o al segno zodiacale.

Un esame più dettagliato del contenuto del provvedimento poi mostra altri elementi interessanti. Innanzitutto, le prestazioni vengono erogate esclusivamente “in base alle giacenze di cibo”, quindi senza alcuna prestazione garantita (cosa a dire il vero usuale in ambito assistenziale). Più notevole è il fatto che in questo caso le borse alimentari verranno erogate “una tantum”, cioè una volta sola, non si capisce se nell’ambito di validità del provvedimento (che peraltro non prevede una scadenza) o in quale arco temporale: ma più difficile è capire a cosa serva un aiuto alimentare erogato una volta sola, considerato che la gente dovrebbe mangiare tutti i giorni. Il provvedimento però prevede anche che “Qualora, a seguito di ulteriori donazioni, vi fosse la disponibilità di altri contingenti di cibo, verrà valutata la possibilità di attribuire nuovamente una borsa agli stessi soggetti”, ma anche qui non si capisce con quale frequenza in ultima analisi si possa ottenere l’aiuto né con quali criteri verrà effettuata questa ulteriore valutazione: tutta questa indeterminatezza di contenuti e di criteri è un altro elemento di illegittimità.

La Delibera inoltre fa riferimento ad acquisti di generi alimentari che il Comune dovrebbe effettuare (ad integrazione delle donazioni di privati) con impegno di spesa di “somme già accantonate su apposito capitolo di bilancio”, ma senza specificare né l’entità della somma né il capitolo (del quale di conseguenza è impossibile verificare la capienza), cosa che rende l’indicazione alquanto indecifrabile.

L’impressione è quindi che l’intervento sia basato principalmente sulle donazioni di privati, e qui non se ne comprende bene la necessità, visto che non mancano certo strutture private di volontariato che distribuiscono generi alimentari, semmai si vorrebbe un intervento molto più ingente delle istituzioni.

In conclusione, un provvedimento ispirato a principi di esclusione e discriminazione, illegittimo, di efficacia trascurabile e anche mal formulato dal punto di vista tecnico.

Da parte nostra, come associazioni di volontariato, confermiamo che per noi la dignità non ha colore e il criterio dell’aiuto è esclusivamente il bisogno.




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