Un sito bello e originale ma ...

Date 2015/12/2 22:00:00 | Topic: Diritti/Integrazione

La FISH - Federazione Italiana per il superamento dell'handicap ha recentemente lanciato il sito iNMYPLACE.
Si tratta di una iniziativa nella quale numerosi disabili raccontano le loro storie di barriere, emarginazione, mancanza di lavoro, esclusione sociale, difficoltà nella vita quotidiana. Il lettore è invitatato a scegliere una storia, mettersi al posto del protagonista e condividerla su Facebook.

Il sito è bello e dà una idea realistica dei problemi che molte persone incontrano nella loro vita quotidiana, però c'è una cosa che lascia perplessi.

Uno degli slogan usati nell'iniziativa è questo:


Prendendo il posto di ........., farai conoscere la sua storia a tutti i tuoi amici su Facebook e Twitter e contribuirai al superamento di tutte le distorsioni prodotte dal modello sanitario della disabilità, ancora prevalente nel senso comune, nella società, nelle professioni, nella politica.

Un modello che ha attribuito alle persone con disabilità la condizione di malati, obbligandoli a trattamenti di riabilitazione permanente ed a segregazioni inumane.


Certamente è vero che la vita e la persona di un disabile non si possono ridurre alla malattia, ed è altrettanto vero che ci sono molti problemi, come l'accessibilità, il lavoro o l'integrazione scolastica che non sono affatto sanitari, ma questo slogan così come si presenta tende a far pensare che l'aspetto sanitario sia irrilevante e, peggio ancora, che tutti quegli altri problemi rimangono irrisolti perché si dà troppo peso all'assistenza sanitaria.

Ma entrambe le cose sono clamorosamente false: nella disabilità ci sono pesantissimi aspetti sanitari, più evidenti nei casi di disabilità molto grave e non autosufficienza, e spesso non si riesce ad ottenere che vengano soddisfatti i diritti previsti per legge dai LEA (Livelli essenziali di assistenza).

Quasi ridicolo è poi pensare che i diritti sociali (integrazione, vita indipendente ...) non vengano soddisfatti a causa della predominanza dell'ambito sanitario: il fatto è che spesso non vengono soddisfatti né i diritti sanitari né quelli sociali, e posizioni di questo genere, anche del tutto bene intenzionate, finiscono per favorire proprio quest'effetto.

E' vero che nel sito non ci si riferisce direttamente ai servizi sanitari pubblici ma piuttosto alla mentalità comune che vede nel disabile sono un malato (e nel malato uno che non può partecipare alla vita sociale e non ha altri diritti se non, forse, quelli sanitari), e nessuno pensa che la FISH voglia negare ai malati il diritto alle cure, ma lo slogan in cui questi concetti sono riassunti è quanto meno avventato.





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