Buona e cattiva informazione sul "dopo di noi"

Date 2017/11/12 22:00:00 | Topic: Sanità

Venerdì 10 novembre 2017 l'ANFFAS di Acqui ha organizzato una serata di informazione sulla Legge 112/2016, comunemente detta "legge sul dopo di noi", che dovrebbe assicurare una adeguata assistenza ai disabili gravi privi di sostegno familiare.
Venerdì 10 novembre 2017 l'ANFFAS di Acqui ha organizzato una serata di informazione sulla Legge 112/2016, comunemente detta "legge sul dopo di noi", che dovrebbe assicurare una adeguata assistenza ai disabili gravi privi di sostegno familiare.

Sono intervenuti un notaio, un avvocato, un commercialista e il presidente regionale piemontese dell'ANFFAS, moderatore un giornalista del Secolo XIX.

I tre professionisti hanno illustrato molto bene gli aspetti patrimoniali e fiscali della legge, che facilitano, anche tramite istituti non ancora ben conosciuti in Italia come il trust, chi dispone di un patrimonio e intende assicurarne l'uso a vantaggio di un figlio disabile grave.

Dall'insieme della serata è risultato chiaro quello che già alcuni avevano osservato, cioè che questa legge è essenzialmente di ambito civilistico e fiscale, ed è ben lontana dal rispondere a tutti i problemi del disabile grave, visto che anche i contributi previsti (ma non ancora erogati dallo stato) al massimo intervengono sulla creazione di strutture destinate allo scopo ma non assicurano affatto il loro mantenimento. Non è stato detto molto esplicitamente, ma dovrebbe essere stato chiaro che chi non ha alcun patrimonio a disposizione non ha particolari vantaggi immediati da questa legge.

Fin qui tutto bene, anche se forse non tutto era immediatamente comprensibile a chi non aveva già studiato la legge e non disponeva già di qualche preparazione giuridica.

Molto male invece, in quell'incontro, tutto quanto riguardava il contesto in cui la legge si colloca, perché si è sostenuta ed alimentata,soprattutto da parte del presidente dell'ANFFAS regionale e del giornalista, la convinzione che questa legge, pur coi suoi limiti, sia comunque positiva perché sarebbe la prima che tutela i disabili gravi, per i quali invece prima non ci sarebbe stata alcuna garanzia.

Questo è completamente falso, perché le garanzie, benché migliorabili, ci sono e derivano dai LEA - Livelli essenziali di assistenza, normativa sanitaria che prevede come prestazioni obbligatorie da parte del Servizio Sanitario Nazionale strutture residenziali e semiresidenziali (centri diurni) per disabili con limitata o nulla autonomia. I LEA sono normativa sanitaria, ma questo non vuol dire che comportino la medicalizzazione dell'handicap, perché prevedono appunto strutture e servizi di vario tipo a seconda delle caratteristiche ed esigenze del malato: del resto che un centro diurno sia diverso da un ospedale lo vedono tutti senza difficoltà.

Invece di fare una legge quasi inutile e presentarla come un passo avanti fondamentale si sarebbe potuto fare un provvedimento amministrativo per precisare meglio le caratteristiche dei servizi da rendere nell'ambito dei LEA, e semmai finanziare adeguatamente questi servizi nella legge statale di bilancio (la parte fiscale invece necessitava comunque di una legge apposita).

Nell'incontro di Acqui, nulla di tutto ciò è stato detto, neppure dal presidente dell'ANFFAS regionale che invece avrebbe dovuto essere la persona meglio informata sulla situazione: i LEA non sono stati neppure citati, e si è accennato all'ambito sanitario con malcelato disprezzo quasi come si riducesse a chiudere tutti i disabili in ospedale! Peccato che, almeno nell'attuale ordinamento italiano, la normativa sanitaria sia l'unica che garantisce diritti esigibili che non si riducono affatto ad ospedali ed ambulatori!

Si tratta quindi di una informazione gravemente distorta che nasconde ai cittadini i loro diritti e impedisce quindi loro di farli valere.

Anche su alcuni aspetti tecnici della Legge 112 ci sarebbe da studiare meglio. Ad esempio, una cosa che si può notare è che il carattere "piatto" delle agevolazione fiscali, che non dipendono dal reddito e dal patrimonio degli interessati, determina vantaggi molto maggiori (in valore assoluto) per chi ha grandi patrimoni, e che potrebbe permettersi di pagare le tasse senza pregiudicare l'assistenza al disabile, e assicurando in tal modo un gettito che potrebbe servire a finanziare meglio i servizi sanitari e sociali.



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