Pericolosa sentenza del Consiglio di Stato

Date 2015/3/22 22:20:00 | Topic: Sanità

Una pericolosa sentenza del Consiglio di Stato ripristina alcune delibere della Regione Piemonte bocciate dal TAR.
Come abbiamo raccontato in notizie precedenti, diverse associazioni nel 2013 hanno presentato ricorso contro le Delibere della Giunta Regionale del Piemonte n. 14-5999 e 85-6287 del 2013 e 45-4248 del 2012 (tutte facilmente reperibili sul sito della Regione) che tra l'altro legittimavano le liste d'attesa per l'accesso alle RSA da parte dei pazienti non autosufficienti.

Il TAR Piemonte aveva accolto il ricorso, riconoscendo tali norme come contrastanti coi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), che hanno forza di legge, e quindi annullando alcune parti delle delibere regionali.

La Regione però ha presentato appello al Consiglio di Stato (organo di secondo grado di giustizia amministrativa) contro la sentenza del TAR, e il Consiglio di Stato, con Sentenza n. 604/2015 ha accolto il ricorso, annullando la sentenza del TAR e ripristinando quindi le delibere della Regione Piemonte. Questa sentenza è inappellabile, non essedoci ulteriori gradi di giudizio amministrativo.

La sentenza è piuttosto complessa, ma in ultima analisi non sembra che il Consiglio di Stato riconosca la legittimità di disposizioni amministrative che limitino un diritto dei cittadini sancito da norme di legge sulla base di esigenze di risparmio della spesa previste da altre norme di legge, e neppure nega che le prestazioni di cui si tratta (ricovero in RSA per non autosufficienti) rientrino tra quelle che i LEA prevedono come garantite.

Piuttosto, esso sostiene che le disposizioni della Regione Piemonte non abbiano l'effetto di negare prestazioni obbligatorie in base ai LEA, ma al più prestazioni aggiuntive. In questo modo riconferma almeno implicitamente che in linea di principio i LEA sono vincolanti, ma sembra che non giudichi con sufficiente esattezza gli effetti delle disposizioni, probabilmente sottovalutando le reali esigenze dei non autosufficienti e facendo riferimento con troppa facilità alle cure domiciliari, senza tener conto dell'insufficienza del sostegno alle famiglie che scelgono, pur senza essere giuridicamente obbligate, di assistere a domicilio un loro congiunto.

Questa sentenza rischia comunque di avere effetti molto gravi, finendo per legittimare – al di là delle intenzioni degli estensioni e degli aspetti strettamente giuridici – la compressione di diritti esigibili dei cittadini in nome di considerazioni di bilancio (perché allora non limitare il diritto di voto per ridurre i costi delle elezioni?).

Ciò conferma che per la difesa dei diritti dei più deboli non è sufficiente agire solo al livello giuridico, benché sia indispensabile, ma occorre agire anche sul piano politico per intervenire sull'allocazione delle risorse e sulle politiche economiche e sociali globali, contro gli idoli neoliberisti della finanza e del controllo della spesa pubblica sulla pelle dei cittadini.

Sull'argomento segnaliamo anche alcuni interessanti commenti dell'ANASTE Piemonte e di Eleonora Artesio.



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